Articolo pubblicato sulla rivista Vivere lo yoga n°75, giugno-luglio 2017
Come mai oggigiorno tutti gli studi di yoga sono frequentati prevalentemente da donne? Negli USA i praticanti sono circa 16-19 milioni, di cui 72-75 % donne.
Ecco le risposte di alcune testimonianze dal documentario Yogawoman (2011): “c’è un lavaggio del cervello e un indottrinamento culturale costante di cosa vuol dire essere donna, per cui la maggioranza delle donne non è soddisfatta della propria immagine corporea”. Il loro apparire obbedisce facilmente alle proposte del mercato, nelle scelte per l’immagine ed essere contente: “i capelli, il make-up, i vestiti, i tacchi… fino alla scelta dell’uomo”.
“Abbiamo bisogno dello yoga per tagliare questo dramma, lo yoga ti ridà il tuo centro e ti allevia la tensione delle sfide che si presentano. (…) Quando il giudizio cessa e le donne respirano insieme, si crea un rituale e una connessione, emerge uno stato veritiero”, le donne hanno ridisegnato lo yoga quando hanno riconosciuto che: “è uno stato in cui non hai bisogno di nulla, accetti te stessa, ti senti intera e completa”.
Lo yoga è diventato “l’attività più politicamente sovversiva del nostro tempo; è diventato un fenomeno globale, un’industria multimilionaria grazie alle donne”.
Al femminile, in particolare, lo yoga equilibra gli ormoni quindi ha un effetto migliorativo su tutte le fioriture del femminile: purificazione mestruale, fertilità, menopausa, gravidanza, parto e recupero del dopo parto.
Si può riassumere che il motivo principale per cui le praticanti di yoga sono così numerose è semplicemente che le fa sentire bene da tutti i punti di vista: fisicamente, energeticamente, mentalmente e spiritualmente.
Uno sguardo al passato
Originalmente, la forza della pace interiore di un cammino spirituale, era intesa per gli uomini.
Il paradosso vuole che le pratiche di haṭha yoga siano state create da uomini per uomini. Le donne non facevano parte della tradizione ascetica dello yoga. Le icone degli asceti dell’antichità sono tutte maschili e i testi vedici non ne parlano.
Ironicamente era interdetto alle donne accedere alle vie salvifiche come ai fuori casta e bisognava appartenere alla casta brāhmaṇa e essere uomo per studiare il sanscrito e a seguire i sacri Veda.
Solo dalla metà dell’800 iniziano ad apparire le prime pioniere dello yoga al femminile nella nascita dello yoga moderno, nell’impollinazioni tra India, Stati Uniti e Europa.
Nel 1875 la teosofa russa Helena Blavasky stabilì il quartier generale della Società Teosofica a Madras. Anche se disdegnava lo haṭha yoga, i suoi libri diffusero la filosofia e la saggezza dello yoga creando interesse nell’occidente per l’oriente e un reciproco dialogo. Le pubblicazioni della Società risvegliarono una curiosità sul quasi dimenticato testo di riferimento di Patañjali, gli Yoga Sūtras, 16 anni prima che Swami Vivekananda ritornò in India dopo il successo americano. L’illustre riformatore Hindu voleva educare l’occidente riguardo la sua nazione e religione quando arrivò al Chicago World Parliament of Religions nel settembre del 1893.
Swami Vivekananda viene riconosciuto come un pioniere dello Yoga Moderno mentre è meno conosciuto il network di donne che lo sponsorizzò in America e in India.
Nel suo ritorno in India nel 1898 viaggiò con lui l’irlandese Margaret Elizabeth Noble come volontaria di karma yoga. Diventò la prima donna occidentale ad essere iniziata come brahmacārya. Assunse il nome di Bhaginī [sorella] Nivedita [dedita a dio] come rinunciante dell’ordine monastico di Ramakrishna. Accettò la missione di promuovere l’educazione e la salute delle donne in Bengala. Capì che il miglioramento dello status delle donne divenne un progetto sociale e politico collegato alla lotta per l’indipendenza dell’India.
La grande svolta
Nello yoga in occidente come lo si intende oggi, si trovano due tipi di lignaggi: quello del capofamiglia e quello del monaco rinunciante, che cambiarono secoli di proibizioni contro le donne che volevano praticare lo yoga.
Tra gli yogī indiani che più influenzarono questa trasformazione: Tirumalai Krishnamacharya (1888-1989), capofamiglia e Swami Sivananda (1887-1963), rinunciante monastico risiedente in aśram.
Krishnamacharya ebbe come maestro di haṭha yoga Yogeshwara Ramamohan Brahmachari che abitava in una grotta nel Tibet con sua moglie e tre figli. Seguendo il suo esempio invitò Krishnamacharya a sposarsi, avere figli e svolgere una vita familiare. In questo modo fu assicurata la presenza quotidiana di donne nella sua pratica di yoga. (Dinsmore-Tuli 2014).
Nonostante il credo di Krishnamacharya nel 1938 (E. Shaw, 2011): “se non incoraggiamo le donne le grandi tradizioni indiane moriranno”, era riluttante ad accettare un allieva donna e europea che non fosse indiana né parte della sua cerchia familiare.
Ma cambiò idea e accettò Indra Devi (1899-2002), nata Littuania Eugenie Labunskaia, come prima allieva donna occidentale su suggerimento del suo benefattore, Maharaja Krishnaraja Wadiyar IV.
Il suo Forever Young, Forever Healthy nel 1953 creò un interesse mondiale per lo yoga senza precedenti, che raggiunse la 18esima edizione nel 1960. Il lignaggio di Krishnamacarya insieme ai suoi allievi famosi, i quattro pionieri Indra Devi, Pattabhi Jois, B.K.S. Iyengar e il figlio T.K.V. Desikachar mantenne gli istituti da loro fondati all’interno dei ritmi della vita familiare e tutt’ora non sono generalmente residenziali. Spesso in ambienti urbani gli allievi e gli insegnanti ritornavano la sera a casa alla loro vita familiare.
La presenza delle donne in queste famiglie permise la preservazione e diffusione del lignaggio, (Dinsmore–Tuli 2014) come si evince dall’insegnamento da parte dello stesso Krishnamacharya del canto vedico alla nuora Menaka Desikachar. Lei divenne un riferimento mondiale per il canto vedico, che prima era solamente maschile.
Per il lignaggio monastico, capostipite dei suoi tanti allievi famosi nel mondo, Swami Sivananda fondò la Divine Life Society nel 1936, segnando le regole di una vita divina, in un aśram – un ambiente di vita comunitaria simile ai nostri monasteri e basato sulla rinuncia e il volontariato del ‘karma yoga’. Persiste tutt’oggi la ‘Vedanta Forest Academy’, una struttura per pubblicare in inglese a costi ridotti raggiungendo una distribuzione di massa, come fece il suo predecessore Vivekananda. La famosa biblioteca a Rishikesh è quasi interamente gestita da swami donne.
Swami Sivananda incoraggiò la trasmissione dello yoga alle donne e così anche tra i suoi allievi spesso gli aśram vennero gestiti da donne saṃnyāsa. Tra i suoi allievi che hanno continuato la tradizione monastica, Swami Sivananda Radha, yoginī tedesca immigrata in Canada che pubblica decine di libri. Inoltre, Swami Satyananda Saraswati di Monghir crea la Bihar School of Yoga nel 1963, pubblica almeno 80 testi e lascia a Swami Satsangi, una donna, la sua eredità spirituale. In Europa, André Van Lysebeth fonda l’Integral Yoga Institute a Bruxelles, pubblica testi tradotti in 20 lingue tra cui Prāṇayāma insieme alla moglie Denise Van Lysebeth.
Da una donna per le donne, negli USA il libro storico di riferimento è di Jeannie Parvati Baker Prenatal Yoga nel 1975. Vicki Noble scrive Shakti Woman: Feeling our Fire, Healing our World nel 1991. Nischala Joy Devi, dopo 20 anni di devozione a Swami Satchidananda, lascia l’ordine e scrive gli Yoga Sūtra di Patañjali secondo un’ottica femminile. Uma Dinsmore-Tuli in Gran Bretagna, crea uno yoga al femminile con il suo Yoni Shakti: a Women’s Guide to Power and Freedom, 2014.
In India nel lignaggio monastico della Bihar School of Yoga Swami Mutkananda si dedica alle donne con il suo Nawa Yogini Tantra, 1977. Geeta Iyengar con Yoga: A Gem for Women del 1983 perpetua la tradizione in famiglia del famoso padre. Anandamayi Ma viene considerata una santa per le sue guarigioni di malattie e per la sua profonda spiritualità.
In Italia Vanda Scaravelli crea un approccio femminile alla pratica di yoga. Janet Balaskas la segue, con il suo Preparing for Birth with Yoga del 1994 mentre negli anni ’80 fonda l’Active Birth Movement in Ingliterra. Gabriella Cella in Italia pubblica Yoga e Maternità nel 1984.
In Europa, a Zinal, nel 1982 Anne Brugger-Lenz, presidente della Federazione Svizzera, crea il primo Symposium su Le Yoga et la Femme dell’Unione Europea di Yoga, il più grosso congresso di yoga all’epoca dove l’autrice dell’articolo rappresenta l’Italia.
Negli ultimi 30 anni appaiono ricerche e testi sia in Europa che negli Stati Uniti sull’applicazione dello yoga alle donne, continuando una nuova tradizione, quella di uno yoga moderno (De Michelis 2004), transnazionale (Singleton 2010) e contemporaneo. Ecco la nascita del percorso YOGA e DONNA, incentrato non tanto sul creare un nuovo lignaggio quanto sul cogliere lo specifico ‘donna’ trasversale ai lignaggi che riconosca, onori e potenzi le fioriture del femminile come strumenti di risveglio della saggezza interiore nello scorrere della vita. Da questa lunga panoramica non c’è da stupirsi se lo Yoga oggi abbia assunto una valenza così smaccatamente femminile.